Anatocismo: come può morire un'impresa e come salvarla

Parliamo di un problema concernente i rapporti con le banche e di imprenditori già in crisi. La Suprema Corte di Cassazione fin dal 2010 ha sancito definitivamente il diritto alla restituzione di tutti gli indebiti rilevabili sui conti correnti bancari (dall’anatocismo, agli interessi ultra legali, alle commissioni di massimo scoperto illegittime, ecc. ecc. ).

In questo sintetico articolo si vuole spiegare come il sistema creditizio fa morire le piccole e medie imprese. Migliaia di imprenditori vedono fallire la propria azienda o la propria impresa, frutto di sacrifici di una vita, a causa di anomalie nei rapporti con le banche. Per ogni impresa che muore, decine di famiglie sono sul lastrico: l’economia produttiva delle piccole e medie imprese è la colonna portante  nostro paese.

Spesso, nel rapporto che nel corso degli ani l’impresa instaura con l’istituto bancario, matura un vero e proprio tesoro, nascosto all’interno del proprio conto corrente e recuperabile se e soltanto se si procede a un’azione di recupero nei confronti dell’istituto bancario. Una piaga, quella del sistema creditizio, che sempre più frequentemente disegna le sorti di imprenditori, di aziende in difficoltà e di coloro i quali richiedono fidi e finanziamenti per fare impresa.

L’anatocismo, ovvero la capitalizzazione degli interessi trimestrali passivi in un’apertura di credito in conto corrente, è una pratica oramai consueta e diffusa, che finisce per strozzare e rovinare intere realtà imprenditoriali già fortemente segnate dalla crisi economica. Il risultato di questa pratica, poca etica, è sempre più spesso il fallimento delle imprese, strozzate dai debiti, incapaci di produrre risparmi e troppo frequentemente costrette a ricorrere al finanziamento bancario, entrando così in un vortice senza fine.

Ebbene, di fronte al comportamento scorretto di una banca, che ha cagionato un danno economico, bisogna tutelarsi e chiedere, con gli strumenti che il diritto ci fornisce, la restituzione degli importi ingiustamente versati, o incamerati dall’istituto di credito, oltre ovviamente al risarcimento del danno patito a seguito di tali condotte.