Crisi Valtur: le cause e la gare per l’aggiudicazione del marchio

luglio 23rd, 2018|IMPRESE|

La Valtur ha dovuto affrontare una gestione aziendale particolarmente difficoltosa tale da rendere prevedibile, sin da diversi anni, una imminente crisi da affrontare e risanare.
In tal senso giova ricordare i passaggi procedurali cruciali relativi alla gestione della crisi che ha coinvolto il Gruppo Valtur a partire dal 2011:

  • già nel 2011 sotto la prima gestione il gruppo era stato ammesso alla procedura di amministrazione straordinaria (nello specifico in data 18 ottobre 2011) ex art. 2 comma 2 D.L. 347/2003;
  • in data 4 – 5 aprile 2012 i Commissari straordinari hanno dapprima presentato, dinanzi il MISE, istanza di attrazione nella A.S. Valtur S.p.a. delle altre Società controllate facenti parte del Gruppo (successivamente ammesse alla procedura in data 15 maggio 2012) e subito dopo – basandosi sulla normativa ex artt. 3 e 4 della Legge Marzano che ha provveduto alla nota Riforma delle procedure di amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi – hanno predisposto il programma di cessione dei complessi aziendali Valtur, in ossequio a quanto previsto dal D.lgs. 270/1999.
  • In conseguenza della predisposizione del programma di cessione sono stati estratti due bandi per la presentazione di offerte vincolanti per l’acquisto dei complessi aziendali facenti parte del Gruppo Valtur, il primo dei quali non andato a buon fine;

L’estrazione del secondo bando ha invece portato alla presentazione di offerte vincolanti maggiormente soddisfacenti tra le quali ha spiccato quella della Società Orovacanze S.r.l. divenuta pertanto, in tale occasione, assegnataria della procedura di evidenza pubblica della Valtur in A.S. a seguito della predisposizione ed illustrazione del piano industriale fondato sulle intese raggiunte con la consultazione sindacale ex L. 428/1990 e contenente la previsione relativa alle assunzioni ed all’assorbimento dei dipendenti.

Successivamente nel 2016 sono stati investiti 100 milioni per il 90% delle quote ad opera della Investindustrial dell’imprenditore Andrea Bonomi animato dalla volontà di dedicarsi al progetto vacanze italiano.

Alla predetta volontà di un tentativo di risanamento della Valtur sono in effetti seguiti riscontri pratici: l’accordo con il Gruppo Cassa depositi e prestiti per la cessione di alcune proprietà del Gruppo ha portato ad un valore dell’acquisizione di circa 43,5 milioni di euro. A questo importo, si sono aggiunti altri investimenti del Gruppo.
Tutto ciò non è però stato sufficiente a fronteggiare quella imminente crisi di liquidità causata dall’onda d’urto della nota crisi nazionale e da, come d’uso, una serie di operazioni finanziarie e di investimento effettuate d’impulso in buona fede ma senza il giusto raziocinio.

Anche Investindustrial ha ritenuto, che quella del concordato preventivo, sarebbe infatti stata l’unica strada percorribile per tentare un’ipotesi di ristrutturazione e rimettere in piedi la Valtur.

Facendo un passo indietro le ragioni della crisi della Valtur emergono chiaramente dai bilanci e dal verbale dell’ultima assemblea del 2 marzo 2018, in cui il consiglio di amministrazione ha preso atto della stessa consapevolezza già illustrata dalla Investindustrial: ovvero la via del concordato preventivo.
A ottobre 2017 i ricavi sono in effetti cresciuti ma non hanno compensato l’aumento dei costi e tutte le conseguenze di quella “mala gestio” che inevitabilmente viene operata quando si cerca di fronteggiare una crisi all’improvviso.
Ma la notizia peggiore arriva a fine 2017 in cui le negoziazioni di Valtur per la gestione di alcuni resort non vanno come previsto e portano dunque ad un definitivo tracollo al quale ha concorso il venir meno della collaborazione con il gruppo di resort in Sardegna (Tanka Village) che rappresentava circa il 20-25% del fatturato Valtur e che ha lamentato una Indisponibilità a stipulare un contratto a lungo termine poi spiegata dalla volontà di stringere invece un accordo con Alpitour.

Valtur ha dunque dovuto avviare la procedura di licenziamento collettivo per i 108 lavoratori dipendenti a tempo indeterminato, a cui si aggiungono 123 lavoratori a tempo determinato per poi arrendersi alla procedura di concordato preventivo con un bilancio di esercizio al 31 ottobre 2017 con perdite per 80,2 milioni.

Si è così poi arrivati all’acquisto del marchio “Valtur” da parte di Nicolaus, il gruppo italiano con sede a Ostuni che si è aggiudicato la gara organizzata dal Commissario Giudiziale e che attualmente commercializza 30 strutture. Il Gruppo è in una ottima situazione economico – finanziaria ed ha infatti chiuso il 2017 con 80 milioni di euro di fatturato, segnando una crescita del 20% rispetto al 2016.

L’acquisizione del marchio Valtur è stata perfettamente congeniata e posta in funzione alla realizzazione delle opzioni di sviluppo previste dal piano industriale che per i prossimi 3-5 anni prevede una crescita costante dell’attività; tali previsioni sono date dalla natura dell’azienda che è aggiudicata il marchio in quanto realtà solida, che genera cash flow capitale e con una posizione finanziaria netta e in costante aumento.
L’acquisizione in oggetto vedrà la convivenza dei marchi Nicolaus e Valtur nell’ottica di conquistare diversi settori del mercato per garantire una ottimizzazione della gestione e del rendimento di entrambe le realtà.

HAI BISOGNO DI UN PARERE?

CHIAMACI