Sms, qual è l’efficacia probatoria?

Con ordinanza n. 19155/19 la Suprema Corte di Cassazione si è pronunciata in tema di rilevanza probatoria dell’ sms statuendo che lo stesso, in assenza di specifica contestazione, è atto a fornire piena prova dei fatti e delle cose ivi rappresentate.

Nel caso sottoposto all’esame degli Ermellini, traente origine da un giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, tre sms venivano prodotti dall’opposta al fine di provare l’adesione dell’ex compagno all’iscrizione del figlio minore all’asilo nido con il conseguente accollo di metà della retta dovuta.

La motivazione dell’ordinanza evidenzia come la Corte di Cassazione abbia recentemente statuito che l’SMS contenga la “rappresentazione di atti, fatti o dati giuridicamente rilevanti” ed è quindi riconducibile nell’alveo dell’art. 2712, essendo atto a formare piena prova delle cose e dei fatti ivi rappresentati in assenza di una valida contestazione da parte del soggetto avverso cui è prodotto.

La contestazione di cui sopra, tuttavia, non ha gli stessi caratteri ed effetti di cui all’art. 215 c.p.c. -norma che tratta del riconoscimento tacito della scrittura privata –  e ciò poiché , mentre in quest’ultimo caso in assenza di esito positivo dell’eventuale istanza di verificazione la scrittura non può essere utilizzata, in presenza di produzione di sms il Giudice adito può comunque accertare la rispondenza all’originale di quanto ivi rappresentato tramite il ricorso a diversi ed ulteriori mezzi di prova o per via del meccanismo presuntivo (cfr. Cass. n. 5141/2019 e n. 11606/2018).

Pur presupponendo l’inapplicabilità dell’art. 214 c.p.c. alle scritture informatiche, affinché il disconoscimento sia idoneo a fare perdere alle stesse la qualità di prova, questo dovrà quindi essere chiaro, circostanziato ed esplicito, nonché corredato dall’allegazione di elementi ultronei attestanti la non corrispondenza tra la realtà fattuale e quella riprodotta.

La presenza di una generica contestazione del contenuto degli sms prodotti, a giudizio della Corte, non è sufficiente a privarli di efficacia probatoria e ciò a maggior ragione nel vigore del novellato art. 115 c.p.c. secondo il quale “la mancata contestazione specifica di circostanze di fatto produce l’effetto della relevatio ad onere probandi”, spettando al Giudice del merito apprezzare, nell’ambito del giudizio di fatto al medesimo riservato, l’esistenza ed il valore di una condotta di non contestazione dei fatti rilevanti allegati dalla controparte (cfr. Cass. n. 3680/2019).

Sulla base di tali motivi la Suprema Corte ha respinto il ricorso.

Dott.ssa Caterina Marino