Misure cautelari, il pericolo concreto e attuale

Con la sentenza n. 17460 la Corte di Cassazione penale, sez. II, in data 18/04/2019, (ud. 18/04/2019, dep. 23/04/2019) ha accolto i motivi di ricorso con i quali il ricorrente – indagato per truffa, concorso in riciclaggio e autoriciclaggio – denunciava la violazione e falsa applicazione dell’art. 274 c.p.p. in tema di applicazione di misure cautelari.

Il ricorrente chiedeva l’annullamento dell’ordinanza – emessa dal tribunale di Milano e poi confermata dalla Corte d’Appello – che applicava le misure cautelari. Ad avviso del ricorrente l’ordinanza presentava una manifesta illogicità e contraddittorietà nella motivazione, non essendovi i presupposti per emettere una misura cautelare degli arresti domiciliari ex art. 274 c.p.p.

L’articolo in parola, infatti, prevede l’applicazione di misure cautelari in soli 3 casi:

  1. in presenza di un pericolo “attuale e concreto” per l’acquisizione o la genuinità della prova;
  2. quando l’imputato si è dato alla fuga, o sussiste concreto pericolo che sia dia alla fuga;
  3. quando, per le specifiche modalità e circostanze del fatto e per la personalità dell’indagato/imputato, sussiste concreto e attuale pericolo che commetta gravi delitti o delitti della stessa indole di quello per cui si procede.

Il tribunale, nell’ordinanza, fondava le esigenze di cautela sulla base dei numeri 1 e 3, ovvero pericolo per la genuinità della prova e pericolo di reiterazione delle condotte contestate.  Tuttavia, la Cassazione rileva che in relazione alla genuinità della prova non sussiste un pericolo concreto e attuale, come richiede l’art. 274, comma1, lett. a. Il tribunale, infatti, richiama solo la generica e astratta ipotizzabilità di condotte che possano influenzare altri soggetti, ricollegati all’ambito finanziario (con il quale l’indagato commetteva i fatti contestati). L ‘inquinamento probatorio deve, dunque, essere escluso, non essendovi una condotta prolungata nel tempo e volta a pregiudicare l’integrità della prova. La Corte sul punto distingue concreta probabilità di inquinamento, dall’astratta possibilità, quest’ultima irrilevante.

Quanto al pericolo di realizzare delitti della stessa specie, ex art. 274, comma1 lett. c, il tribunale rilevava la particolare capacità professionale nel delitto. L’indagato avrebbe utilizzato un particolare metodo per raggirare gli investitori e gli intermediatori finanziari.

La Corte di Cassazione, però, non ravvisa un attuale e concreto pericolo essendo stato inibito all’indagato/poi imputato di avere rapporti con il settore (societario e finanziario) sfruttato per commettere i reati. Dunque, non vi sono i presupposti per dare risposta positiva al giudizio di prognosi che si deve seguire nei casi di applicazione di misure cautelari. Senza la previsione di una “specifica occasione”, non sussiste concreto e attuale pericolo.

In definitiva la Cassazione, annulla l’ordinanza impugnata e rimette gli atti al tribunale per un nuovo esame dell’esigenze cautelari.

Diana De Gaetani