
Extracomunitari: dire "vai via" è odio razziale
È quanto disposto dalla Corte di Cassazione con sentenza del 12.07.18, pronunciandosi nei confronti di un 45 enne di Gallarate colpevole di aver aggredito due stranieri.
COSA È SUCCESSO?
Un 45 enne di Gallarate si è trovato coimputato nel reato di lesioni per aver aggredito insieme ad un secondo soggetto, due extracomunitari, che venivano offesi con frasi del tipo: “che venite a fare qua dovete andare via”.
PERCHÉ SONO STATI CONDANNATI?
Chiaramente il fatto che il 45 enne ed altresì il secondo soggetto abbiano aggredito i due extracomunitari ha integrato la condanna per lesioni di cui sono stati dichiarati colpevoli, ed altresì è stato aggravato dalle espressioni razziali pronunciate dagli stessi.
Infatti i due imputati sono stati condannati per il reato di aggressione, relativamente alle percosse attuate in danno dei due extra-comunitari, ma con una aggravante, ovvero quella della “discriminazione razziale” per le espressioni rivolte ai danneggiati.
DISCRIMINAZIONE RAZZIALE?
Si, la Corte si è espressa nel senso che le parole “vai via” o “non dovete essere qui” rivolte ai due extra comunitari nel contesto in cui versavano gli imputati, configuravano il reato di discriminazione razziale.
In tal senso la Corte si è espressa affermando: “la condotta, per le sue intrinseche caratteristiche e per il contesto in cui si colloca, risulta intenzionalmente diretta a rendere percepibile all’esterno e a suscitare in altri analogo sentimento di odio etnico e comunque a dar luogo, in futuro o nell’immediato, al concreto pericolo di comportamenti discriminatori”
Pertanto nel contesto in cui si trovavano e per le affermazioni rivolte ai due danneggiati, seppur del calibro di alcune parole, sono bastate per poter configurare l’aggravante della discriminazione razziale.
Dott. Stefano Liani

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PERCHÉ SONO STATI CONDANNATI?
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Infatti i due imputati sono stati condannati per il reato di aggressione, relativamente alle percosse attuate in danno dei due extra-comunitari, ma con una aggravante, ovvero quella della “discriminazione razziale” per le espressioni rivolte ai danneggiati.
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