Domicilio de cuius non chiaro, c'è presunzione coincidenza con residenza?
Con sentenza n. 5811/2015, ai fini della competenza territoriale del giudice, la Suprema Corte di Cassazione ha indicato come stabilire quale sia il domicilio del de cuius qualora questo non coincida con la residenza.
La fattispecie in esame trae origine da una disputa avente per oggetto un testamento olografo laddove taluno dei beneficiari contestava la lesione della propria quota legittima.
Incardinato il giudizio innanzi al Tribunale di Roma, lo stesso dichiarava la propria incompetenza per territorio in favore del Tribunale di Vibo Valentia, in quanto non vi fosse prova certa che il de cuius, residente in Calabria, al momento della morte avesse il proprio domicilio in Roma.
Chiesto il regolamento di competenza, il Pubblico Ministero concludeva per l’accoglimento del ricorso e dichiarava che, nel caso di specie, il Tribunale competente fosse quello di Roma, in quanto “la determinazione della competenza per territorio nelle cause ereditarie va stabilita (art. 22 cod. proc. civ.) con riferimento al luogo in cui il de cuius aveva al momento della morte l’ultimo domicilio, intendendosi con tale locuzione il luogo ove la persona, alla cui volontà occorre avere principalmente riguardo, concentra la generalità dei suoi interessi sia materiali ed economici, sia morali, sociali e familiari. Ai fini della competenza per territorio nelle cause ereditarie è pertanto necessario accertare quale sia il domicilio del defunto al momento del decesso”.
Dalla lettura degli atti si evince che, sulla base della suindicata argomentazione, la Corte abbia ritenuto decisive alcune circostanze quali: il fatto che il defunto già dagli anni ’60 vivesse a Roma con la moglie, che ivi erano stati registrati movimenti di conto corrente e deposito titoli per rilevanti importi a nome di entrambi, che nella medesima città vivessero diversi parenti diretti, il fatto che fosse iscritto negli elenchi degli assistiti dell’ASL di Roma A, e che nello stesso luogo avesse dettato le sue ultime volontà mediante testamento olografo con rogito notarile.
Ciò posto, perdevano rilevanza altri elementi quali il mantenimento della residenza anagrafica in Calabria e che ivi fosse ubicato che gran parte del suo patrimonio immobiliare.
La Suprema Corte con sentenza 5811/2015 stabiliva, quindi, che il de cuius, alla cui volontà occorre aver riguardo, al momento della morte avesse stabilito il proprio domicilio in Roma e che il Tribunale competente fosse proprio quello adito di Roma.
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Incardinato il giudizio innanzi al Tribunale di Roma, lo stesso dichiarava la propria incompetenza per territorio in favore del Tribunale di Vibo Valentia, in quanto non vi fosse prova certa che il de cuius, residente in Calabria, al momento della morte avesse il proprio domicilio in Roma.
Chiesto il regolamento di competenza, il Pubblico Ministero concludeva per l’accoglimento del ricorso e dichiarava che, nel caso di specie, il Tribunale competente fosse quello di Roma, in quanto “la determinazione della competenza per territorio nelle cause ereditarie va stabilita (art. 22 cod. proc. civ.) con riferimento al luogo in cui il de cuius aveva al momento della morte l’ultimo domicilio, intendendosi con tale locuzione il luogo ove la persona, alla cui volontà occorre avere principalmente riguardo, concentra la generalità dei suoi interessi sia materiali ed economici, sia morali, sociali e familiari. Ai fini della competenza per territorio nelle cause ereditarie è pertanto necessario accertare quale sia il domicilio del defunto al momento del decesso”.
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