Conto corrente e controlli: in arrivo accertamenti per tutti

settembre 23rd, 2022|Diritto Tributario, Francesca Morelli|

Gli accertamenti sui conti correnti sono delle vere e proprie indagini finanziarie che vengono effettuate dall’Agenzia delle Entrate o dalla Guardia di Finanza al fine di rilevare possibili situazioni di evasione fiscale.

L’intento dei suddetti accertamenti infatti è proprio quello di accertare l’esistenza, o meno, di versamenti non attestati e, dunque, presumibilmente derivanti da lavoro nero, per i quali non è stata versata la tassazione prevista dalla legge.

L’Amministrazione finanziaria, infatti, ha incrementato i controlli dei conti correnti allo scopo di constatare se vi sono eventuali scostamenti tra il reddito dichiarato dal contribuente nell’anno ed il valore del risparmio di questo nel medesimo arco di tempo.

Sul punto, la Suprema Corte di Cassazione ha recentemente annunciato la possibilità per il Fisco di effettuare dei controlli sui conti corrente di lavoratori e pensionati al fine di appurare la potenziale presenza di anomalie dei tributi sui redditi.

Ed invero, qualora venisse riscontrata una disponibilità finanziaria ben al di sopra di quella abituale, il titolare del conto dovrà dimostrare che tutti i movimenti che vi sono stati su quel conto corrente non derivano in alcun modo da attività soggette a imposta.

La novità però è un’altra poiché se inizialmente si riteneva che i contribuenti soggetti maggiormente a rischio fossero i lavoratori autonomi adesso la Corte di Cassazione, con l’Ordinanza n.18245/2022, ha completamente ribaltato la situazione sovvertendo la materia inerente ai controlli attuabili dall’Amministrazione Finanziaria.

Più specificatamente gli Ermellini hanno sottolineato come anche i lavoratori dipendenti, i pensionati oltreché i privati hanno l’obbligo di giustificare la provenienza ed il fine dei movimenti per così dire “ambigui”.

Ma la domanda che ci si pone a questo punto è: quando si è a rischio accertamenti? Quali sono le situazioni di anomalia sui conti correnti che potrebbero destare sospetti e far scattare i controlli da parte del  Fisco?

La risposta non è affatto semplice, poiché è alquanto difficile contraddistinguere tutte le fattispecie di anomalie che l’Amministrazione finanziaria potrebbe rilevare nel caso di species, tuttavia, possiamo provare quantomeno a distinguere le ipotesi più frequenti quali: l’effettuazione di bonifici bancari periodici diretti sempre al medesimo beneficiario, l’accredito di una somma rilevante da parte di un conoscente, ovvero il semplice versamento di contanti sul proprio conto.

Ciò che occorre tenere bene a mente però è il fatto che un accertamento fiscale scaturisce solo quando vi è una palese incoerenza tra il tenore di vita di un determinato soggetto e il reddito da questo dichiarato.

Ad ogni modo il contribuente ha sempre la facoltà di fornire in giudizio la prova contraria delle presunzioni dell’Amministrazione finanziaria, prova che risulta essere indispensabile al fine di verificare la regolarità di un qualsiasi versamento.

Ciò significa che il contribuente, in caso di accertamento, dovrà dar prova della natura non imponibile delle somme presenti sul suo conto corrente e ritenute dal Fisco “sospette”. In conclusione è possibile affermare che per l’Agenzia delle entrate, fino a prova contraria, è come se fossimo tutti colpevoli.

Difatti, la Suprema Corte di Cassazione, attraverso l’Ordinanza n.18245/2022, non ha fatto altro che confermare che le operazioni eseguite sul conto corrente destano il sospetto che vi sia una maggiore disponibilità di reddito e che detto principio non trova applicazione solamente nei confronti dei lavoratori autonomi ma anche nei riguardi dei lavoratori dipendenti, dei pensionati e dei privati.

Ad ogni modo, tutti i summenzionati soggetti hanno comunque la possibilità di fornire le prove contrarie delle presunzioni effettuate dal Fisco nei loro riguardi, giustificando in tal modo la provenienza ed il fine dei movimenti ritenuti sospetti.

 

Dott.ssa Francesca Morelli