L’impresa, il dinamismo e i segnali dell’ambiente esterno

marzo 8th, 2019|Claudio Grimaldi, IMPRESE|

Si è soliti sostenere che qualunque imprenditore, al fine di mantenere la propria azienda in salute, deve essere in grado di percepire i segnali che provengono dall’ambiente esterno, in quanto proprio lo sviluppo di una tale capacità gli consentirà di percepire con sufficiente anticipo i sintomi di un imminente stato di crisi.

Partendo da una tale considerazione si palesa, quindi, necessario saper comprendere in che cosa, rispetto all’impresa, si sostanti il cosiddetto “ambiente esterno” e soprattutto quali siano gli organismi che vi operano e con i quali ogni imprenditore intrattiene costantemente rapporti.

Occorre partire dalla considerazione dalla considerazione che gli organismi economici contemporanei assumono un notevole rilievo e sono in grado di influenzare l’ambiente in cui operano sotto tutti i profili: umano, culturale, psicologico, tecnologico, sociale, politico ed ovviamente economico.

Ogni “impresa” non è un organismo isolato e in grado di sopravvivere senza doversi confrontare con gli altri organismi operanti nella società, ma al contrario deve interagire continuamente con l’ambiente esterno.

Al fine di comprendere una tale esigenza è necessario percepire l’ ”impresa” non solo dal punto di vista esclusivamente statico – e quindi semplicemente come un complesso organizzato di risorse e di beni finalizzato alla produzione o allo scambio di beni o servizi – ma anche e soprattutto come un’organizzazione dinamica e in continua metamorfosi, la quale interagisce in continuazione non solo con le altre organizzazioni operative nel settore di mercato di riferimento, ma anche con l’ambiente esterno in generale.  

Non si deve dimenticare che proprio attraverso un tale “dinamismo” l’impresa persegue il suo primario obiettivo: quello di generare ricchezza.

Tale ricchezza viene poi dall’impresa distribuita, in parte, tra tutte le forze che a vario titolo hanno partecipato al ciclo produttivo (come ad esempio i dipendenti, i fornitori ecc…) e, in altra parte, per finanziare il ciclo produttivo medesimo e rimanere quindi attiva sul mercato.

Nell’evolversi di un tale incessante dinamismo l’impresa si confronta e si relaziona con un ambiente esterno in continua evoluzione e che a volte si presenta persino disordinato e caotico, ma con il quale l’impresa non può non essere costantemente essere in contatto, tentando di volta in volta di adeguarsi ai mutamenti dell’ambiente esterno attraverso una revisione e una modifica dei suoi piani strategici.

Per un qualunque management perdere il contatto con l’ambiente esterno, e quindi non ricevere più le informazioni e i segnali che esso costantemente trasmette, significherebbe perdere gradualmente la continuità aziendale sino all’arrestarsi del ciclo produttivo.

Normalmente l’impresa viene definita come un “operatore del tessuto economico nazionale” e tale definizione, opportunamente sviluppata, consente di individuare con sufficiente precisione quale sia la posizione dell’impresa nell’ambiente in cui si trova ad operare.

Occorre partire dalla considerazione che nel sistema sociale, complessivamente considerato nella sua interezza, operano una molteplicità di organizzazioni, non solo economiche (come le imprese), ma anche amministrative (come ad esempio gli Enti Locali), politiche, culturali e sociali. Orbene, proprio in questo sistema sociale globalmente considerato, esistono dei sottosistemi o settori.

Esiste quindi un settore economico, a sua volta diviso in tanti settori o mercati di riferimento, ad esempio: il settore automobilistico, il settore agroalimentare, il settore della ristorazione, quello turistico-alberghiero ecc…

L’impresa si colloca quindi, all’interno del sistema economico complessivamente considerato, proprio in uno di tali settori ed occupa una posizione all’interno di un determinato “mercato di riferimento” (automobilistico, agroalimentare, della ristorazione ecc…).

Considerando il dinamismo tipico di ciascuna impresa ci si rende agevolmente conto di quanto possa essere difficile individuare, da un punto di vista economico, quali siano le dimensioni e i confini dell’impresa all’interno del suo settore economico di riferimento.

Tali confini infatti, nell’incessante dinamismo dell’impresa e dei suoi piani strategici, a volte si ampliano e si restringono nel volgere di breve tempo.

Basti ad esempio considerare l’ipotesi di un’impresa che, in un primo momento, incorpora numerose altre imprese operanti nel suo stesso mercato di riferimento – giungendo quindi ad occupare la quasi totalità del settore economico – e che successivamente, magari dopo breve tempo, affida tutte le sue attività (produzione, confezionamento del prodotto, distribuzione e vendita) ad altre imprese operanti nello stesso settore e limitando quindi la sua posizione sul mercato.

Alla stregua di quanto sopra esposto appare allora evidente che, rispetto ad una qualunque impresa,  il c.d. “ambiente esterno” è rappresentato non solo dal resto del suo settore economico di riferimento (ad esempio il settore immobiliare) dove operano imprese svolgenti la sua medesima attività, ma anche dagli altri settori economici dove operano altre imprese (ad esempio il settore del turismo) ed infine, in termini ancora più ampi, dal complessivo sistema sociale in cui operano numerose altre organizzazioni che – pur non svolgendo attività economica – sono comunque in grado di influenzare l’attività delle imprese: si pensi ad esempio agli Enti Pubblici locali (Regioni, Provincie e comuni)  o statali, alle associazioni di categoria, alle organizzazioni sindacali ecc..

In un tale ambiente ogni impresa, nel suo dinamismo, vive relazionandosi costantemente con le altre organizzazioni.

L’impresa intrattiene, innanzitutto, rapporti di competitività e di concorrenza non solo con le altre imprese che operano nel suo stesso “settore di riferimento” (ad esempio il settore immobiliare), ma talvolta anche con imprese operanti in altri settori economici (ad esempio il settore turistico – alberghiero).

Ad un tale ultimo riguardo, infatti, non bisogna dimenticare che la “concorrenza” può essere anche indiretta e ciò si verifica, ad esempio, quanto la crisi del mercato immobiliare induce le persone a non comprare più una casa per le vacanze, ma a viaggiare e a trascorrere le vacanze in Hotel.

In tale ultima ipotesi appare evidente che le imprese che operano nel settore “turistico – alberghiero” diventano le principali concorrenti delle imprese che operano nel “settore immobiliare”, in quanto sottraggono a queste ultime la clientela.

In secondo luogo occorre considerare i rapporti che ciascuna impresa intrattiene con altri organismi operanti nel sistema sociale e che – pur non operando in nessun settore economico – sono comunque in grado di incidere sul  fisiologico dinamismo dell’impresa e sul mantenimento della sua continuità aziendale, come ad esempio le associazioni sindacali, i movimenti di protesta (che a volte si attivano per impedire lo svolgimento di attività imprenditoriali ritenute socialmente dannose) ed anche gli Enti Pubblici (da un lato artefici dell’imposizione fiscale, dall’altro fonte per l’impresa di finanziamenti essenziali per il mantenimento della continuità aziendale).

In conclusione può dirsi che proprio dall’intreccio di questa fitta rete di relazioni esterne promanano costantemente dei constanti messaggi per l’imprenditore che, ove non recepiti o erroneamente interpretati, possono comportare l’adozione di scelte strategiche sbagliate e l’insorgere di uno stato di crisi aziendale.

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